Una vittoria che fa ancora rumore. A distanza di pochi giorni, l’eco dell’impresa non si è ancora spenta. In ogni angolo di Aquino si parla di Lorenzo, capace di sbancare Milano alla prima grande occasione della sua vita. Il giovane aquinate è salito sul podio più alto di “Panettone Day”, la kermesse milanese dedicata all’eccellenza della pasticceria italiana. Una giuria qualificata, presieduta dal maestro Gino Fabbri, nell’elegante sala Mengoni del Ristorante milanese di Carlo Cracco, ha stabilito che il migliore panettone artigianale del Lazio è quello confezionato dal giovane Lorenzo. Un ragazzo semplice, come tanti, che – a dispetto dei suoi 23 anni – ha già le idee chiare. Passione e ambizione fanno rima con sperimentazione. Quella che gli ha permesso, pochissimi anni fa, di scoprire un mondo nuovo, intrigante, fatto di ingredienti e lievitazione.

Tutto è cominciato all’inizio della Pandemia all’interno del suo laboratorio di via Della Vittoria, sede anche della storica attività di famiglia (“Da Angelina”) che da 52 anni, ormai, rappresenta un punto di riferimento per tanti aquinati, e non solo.  Un percorso in crescendo, il suo, che lo ha portato a innovare restando tuttavia ancorato alla tradizione. Lorenzo ha così deciso di cimentarsi in un ambito – quello della lievitazione – molto complesso, che richiede tecniche ricercate e specifiche competenze: un mondo cui ha dedicato tutto sè stesso fino allo straordinario successo del 13 settembre scorso.

Che Lorenzo fosse approdato alle fasi finali del concorso nazionale non era un mistero, a recitarlo era il cartellone con la sua immagine che ha campeggiato per tutta l’estate davanti all’ingresso dell’attività gestita da mamma Olga e papà Gianlucio. Ma il prestigioso riconoscimento mietuto nel capoluogo lombardo, che schiude le porte a una carriera luminosa, è andato al di là delle più ottimistiche previsioni. Un punto di partenza solido da cui ripartire per tagliare grandi traguardi, per vincere altre affascinanti sfide.

Ciao Lorenzo, e complimenti per la vittoria: te lo aspettavi?

“Sinceramente no. Partecipavo per la prima volta a questo concorso, e già il fatto di essere approdato alle fasi finali rappresentava per me motivo d’orgoglio. Durante il momento della proclamazione ho avvertito un’emozione indescrivibile, non pensavo che un giorno sarei stato premiato in un posto così importante da maestri indiscussi come Gino Fabbri, Carlo Cracco e Marco Pedron. Sensazioni bellissime che porterò sempre con me”.

Come nasce la tua passione per la lievitazione?

“Quasi per caso. Ai tempi della scuola davo una mano ai miei genitori la domenica, il giorno del nostro mercato settimanale, quello più intenso dal punto di vista lavorativo. Francamente non avevo tanta voglia di stare dietro a un bancone a servire la clientela, lo facevo controvoglia nonostante i rimproveri di mio padre che voleva che ci mettessi più impegno. Proprio non mi andava…”

E poi che è successo?

“Mi sono diplomato, poi è arrivata la Pandemia e insieme alla mia famiglia mi sono rimboccato le maniche fino a ricredermi. Ho iniziato a incuriosirmi, ho capito che potevo dire la mia nel campo della lievitazione, di cui ho cominciato a sperimentare le varie tecniche. Gli attestati di stima della mia clientela mi spingevano a migliorarmi sempre di più. Ho avuto poi la fortuna di conoscere un nostro rappresentante di Milano, grazie al quale poi ho preso parte al concorso meneghino, un tecnico molto competente con cui ho seguito alcuni corsi di formazione che mi hanno forgiato molto. Una palestra importante, prologo alla mia indubbia crescita”.

Qual è il segreto del successo del tuo panettone?

“Tecnica, piccoli ma sapienti accorgimenti e soprattutto la ricetta, che gioca un ruolo fondamentale. Poi, indubbiamente, le materie di alta qualità. Un mix di elementi che giovano alla riuscita di un ottimo prodotto. Quello che propongo è il classico panettone con canditi all’arancio e uvetta con un aroma molto particolare fatto di bacche di vaniglia del Madagascar e la pasta d’arancio siciliana, prodotti estremamente pregiati che conferiscono al dolce un sapore unico”.

Nel tuo lavoro a chi ti ispiri?

“I modelli sono tanti. Su tutti, Iginio Massari, Gino Fabbri e  Sal De Riso. Maestri unici che, durante la Pandemia, vedevo spesso all’opera sui social e in tv, cercando di carpirne tecniche e segreti”.

La giuria annoverava anche un certo Carlo Cracco..

“Un grandissimo professionista, ma anche una persona misurata e disponibile, mi ha fatto i complimenti, è stato un bel momento”.

Archiviata la bella parentesi milanese, quali sono i prossimi obiettivi nel mirino di Lorenzo Mattia?

” Rimango con i piedi per terra, consapevole che la strada da percorrere è ancora lunga e difficile. Le vittorie aiutano indubbiamente a maturare, la bella affermazione al “Panettone Day” non deve rimanere un caso isolato. Prossimamente sarò di scena a Caserta, Brescia e Napoli. Non vedo l’ora di vivere altre belle esperienze. Do appuntamento a tutti gli aquinati all’imminente edizione di “Borgo DiVino”, dove i miei concittadini, che ringrazio per la stima espressami in questi giorni, avranno modo di saggiare gratuitamente la bontà del mio panettone”.

Parola di Lorenzo Mattia.

Libero Marino