40 anni fa e sembra ieri. Una tragedia figlia della follia. Una mattanza inaudita che sporcò di sangue la prima Coppa dei Campioni (all’epoca si chiamava ancora così) della Vecchia Signora. Una notte indimenticabile, foriera di morte e disperazione, della quale ancora oggi, a distanza di otto lustri, si avverte un’eco sinistra.
Teatro di quella sfida lo stadio Heysel di Bruxelles, in campo la Juve di Platini contro i temibili Reds del Liverpool, che l’anno precedente sbancarono l’Olimpico giallorosso nella celebre lotteria dei rigori.
Bastò un rigorino del solito Platini a regalare alla Juventus la prestigiosa coppa dalle grandi orecchie ma la cronaca nera, drammatica e cruenta, fece passare fatalmente in secondo piano quella vittoria. Troppo pesante il bilancio finale con 39 morti (di cui 32 italiani) e circa 600 feriti. Tra le vittime Loris Messore, 28 anni di Pontecorvo, titolare di un noto bar nel cuore della cittadina fluviale.
Nutrito anche il contingente aquinate che, per fortuna, si trovava lontano dal famigerato settore Z, epicentro degli scontri più violenti. Raffaele, Gaetano e Fausto furono, loro malgrado, testimoni di una strage di innocenti.
A eccezione del compianto Pompeo Ricci, per anni presidente dell’Aquino calcio, che rimase seriamente ferito negli scontri. Una notte folle, drammatica, vissuta davanti al televisore con Bruno Pizzul a commentare, con la morte nel cuore, il dramma che si stava consumando. Gli appelli commossi dalla tribuna dei due capitani, Scirea e Neal, con la partita che andò di scena ugualmente per motivi di ordine pubblico. Una delle pagine più buie del nostro calcio.