L’origine del termine è da ricondurre a una base latina “filecta”, plurale che designerebbe un territorio ricco di felci posto a mezzogiorno rispetto al centro abitato. Filetti Superiore abbraccia quella porzione di territorio compresa tra l’inizio di via Selvotta (all’altezza della prima curva verso l’aeroporto proseguendo in direzione Cassino) fino ai confini con Piedimonte San Germano (località Volla). A metà dell’anello del campo d’aviazione, non lontano dalla nuova stazione ferroviaria, si snoda la lunga via Latina che conduce fino al centro sportivo della Fiat. E’ con ogni probabilità il proseguimento della famosa via d’epoca romana che, all’altezza dell’Arco di Marcantonio, biforcava in Latina nova, diretta a Casinum, e Latina vetus, che proseguiva fino a Interamna (l’odierna Pignataro). Proseguendo più giù verso Piedimonte, a destra ci si imbatte nella località “Scardone”, nella zona dove oggi sorge lo stabilimento Ercolina.
La contrada è sempre stata abitata da nativi del posto, non si ha notizia di persone giunte da fuori. I matrimoni stessi erano combinati soprattutto tra persone della contrada. La maggior parte dei contradaioli ha lavorato nei campi, attività precipua della contrada. Oltre ai contadini e agli allevatori, si distingueva una famiglia di falegnami: costruivano carri, ma anche porte, infissi e tutte le case della zona avevano qualche lavoro realizzato da loro. C’era anche un signore che con un carro garantiva un servizio di trasporto tra Aquino e Cassino e morì schiacciato dal suo cavallo stesso, in stalla. Alcuni erano muratori, in particolare tutti i forni a legna della zona sono stati realizzati dallo stesso signore, tal “mastro Marino” che realizzava anche cesti di vimini e innesti. La ricchezza si misurava in possedimenti: i grandi proprietari di terreno mangiavano pane bianco, gli altri pane rosso, non potendo coltivare il grano. Si viveva dei prodotti propri; si raggiungeva il centro o la vicina Piedimonte a piedi, più tardi coi carri trainati da asini o cavalli, e si vendevano soprattutto uova e polli. Col ricavato si comprava quanto non si poteva produrre in autonomia, specialmente l’olio. Le donne evitavano di cucinare polli, proprio perchè era necessario venderli. Generalmente si cucinava pasta con farina e acqua, la domenica pasta all’uovo. I bambini si rendevano disponibili ad aiutare fin da piccoli ed erano molte le famiglie numerose.
Ci sono stati episodi di brigantaggio e razzie di zingari: questa minaccia, unita alla mancanza di illuminazione nelle strade, costringeva gli uomini a uscire col fucile in spalla, anche per brevi tratti. La corrente elettrica arrivò nel 1961. Risale più o meno a quegli anni, al pari delle altre zone rurali, la pavimentazione delle strade. Molti gli analfabeti, almeno fino alle prime lezioni tenute da maestri in case private, prima della nascita delle prime scuole. Il punto di riferimento scolastico è stato per tanti anni il piccolo edificio (oggi dismesso) posto lungo la vicina via Selvotta, all’incrocio con Termini Superiore. La scuola (per molti anni adibita anche a seggio elettorale) cessò di essere tale negli anni Settanta quando diventò asilo. Funzione che la piccola struttura avrebbe poi assolto fino agli inizi degli anni Novanta quando un’ Associazione ricreativa aquinate la scelse come sede per ritrovi ed eventi musicali.
La contrada si è sempre distinta per la forte coesione e il mutuo soccorso dei suoi abitanti. Quando finì la guerra un signore riuscì a mettere in salvo qualcosa e regaló pentole e pasta a chi aveva lasciato la casa in mano ai tedeschi. Molti si rifugiarono a Pastena, durante la guerra, instaurando rapporti d’amicizia coltivati fino a oggi. La mietitura era una grande festa: si riunivano tutti i vicini ad aiutare, anche perchè si lavorava con le mani e il lavoro era lungo, si cantava e si mangiavano pietanze pesanti, soprattutto peperoni fritti, in quella che era chiamata “colazione”, a metà mattinata. La fatica veniva mitigata dalla gioia dello stare insieme, perchè la condivisione era sempre festa. Quando un signore della zona negli anni Sessanta acquistò l’automobile, era l’unico ad averla e si prestava ad accompagnare contradaioli in paese, soprattutto in occasione di battesimi o cerimonie in chiesa. Il primo che acquistò la televisione passava le giornate a costruire sgabelli in legno perchè la sera si riunivano tutti da lui. La vita, più tardi, fu movimentata dall’apertura di un forno, di una bottega e di un bar; la sera i ragazzi andavano a giocare al biliardino e l’intera contrada sentiva le loro urla. Anche Filetti ha conosciuto il dramma della Seconda guerra mondiale pagando il suo tributo di sangue: una ragazza, durante i bombardamenti, perse la vita colpita dall’ala di un aereo, nel terreno dove ora sorge una cappella, in località “Pintone”. L’altra cappellina, di più recente costruzione, si trova nella parte più interna della contrada, nei pressi di una fabbrica.
Libero Marino (si ringrazia Rossella Di Nardi per le preziose informazioni raccolte).