E così alla fine ha avuto ragione lui. La  feroce determinazione che ha sempre esibito sul rettangolo di gara è stata finalmente premiata. Vincenzo Finiello ha coronato il suo sogno laureandosi campione italiano dei pesi leggeri. Il titolo è giunto nella magica notte del 28 agosto al Pala Polsinelli di Sora dove, davanti a pochi intimi per le restrizioni Covid, si è imposto sul triestino Luca Maccaroni. Dieci riprese intense, senza respiro, al termine delle quali il pugile di origini salernitane, cresciuto tra Aquino e Pontecorvo, è stato proclamato vincitore. Un verdetto unanime, senza ombre, che cancella così la delusione del 2016 quando Finiello, proprio in provincia di Salerno, si arrese ai punti a Gianluca Ceglia. Singolare la storia del “gatto nero”, nomignolo che lo accompagna da tempo, a sottolineare in chiave ironica il suo non felicissimo rapporto con la cattiva sorte che ha scandito un cammino iniziato quasi per gioco a 19 anni. Un percorso, il suo, costellato anche di tante gioie: tra il suo ricco curriculum spiccano le conquiste del bronzo ai campionati Assoluti (2008), l’oro ai campionati Assoluti,  l’argento ai campionati nazionali Universitari (2009) e l’oro ai campionati nazionali Universitari (2010), fino a indossare la maglia azzurra, prima del definitivo approdo ai professionisti (2010).

La sconfitta cocente del 2016 sembrava averlo messo definitivamente al tappeto fiaccandone spirito ed energie. Finiello sembrava volersi congedare da quel mondo cui aveva anteposto tutto rinunciando a quel titolo da sempre inseguito e sognato. Ma certi amori, si sa, non finiscono. Il ritorno di fiamma, repentino quanto virulento, complice il suo collega sorano Soccodato, lo ha di nuovo dirottato sul quadrato. Troppo forte il richiamo del ring. Nella città volsca Finiello ha così ripreso a prendere a pugni quel destino troppe volte infausto e, rimboccatosi i guantoni a 33 anni suonati, ha lanciato nuovamente la sfida. Ma la sorte avversa, sempre in agguato, sembrava ancora una volta frapporsi tra lui e la gloria. Il Covid ha rischiato seriamente di vanificare l’inverno scorso, dedicato a lunghi allenamenti in palestra a scolpire quel fisico ancora integro, tutto muscoli e fibre, a dispetto dei suoi 36 anni, facendosi beffe del pugile della Boxe Sora. Niente da fare anche stavolta, l’appuntamento con la storia previsto per il 14 marzo è ancora rimandato. Il resto è storia di oggi. Sei mesi dopo Finiello riesce a prendersi la rivincita scacciando una volta per tutte le streghe e quell’urlo rimasto troppo tempo strozzato in gola diventa realtà: campione d’Italia!

Ciao Vincenzo, complimenti per la splendida vittoria: come stai vivendo questi giorni?

“Grazie. Sono giorni particolarmente frenetici, sapere che il mio nome ha fatto un po’ il giro dello Stivale mi inorgoglisce non poco, ancora non ho metabolizzato bene quello che è accaduto, sono ovviamente su di giri per il titolo che mi ripaga degli enormi sacrifici degli ultimi mesi, intensi e difficili, durante i quali mi sono allenato duramente facendo del mio piccolo garage di casa la mia palestra quotidiana: carichi di lavoro durissimi  per non lasciare nulla al caso e preparare al meglio l’ennesima sfida della vita, che negli anni precedenti, per vari motivi, mi aveva riservato sempre delusioni; un successo straordinario, arrivato forse un po’ troppo tardi, che dieci anni fa, quando ho iniziato a fare sul serio, avrei voluto fosse un punto di partenza e non un traguardo, ma sono felicissimo lo stesso”.

Un successo che rende lustro anche al nostro territorio…

“Sì, hai detto bene, sono nato a Salerno ma vivo da sempre in provincia di Frosinone. Ho nel cuore Aquino, dove ho mosso i primi passi da pugile una quindicina di anni fa: nella città di San Tommaso, dove ho vissuto per molti anni, ho anche esordito in piazza in una esibizione svoltasi nell’ormai lontano 2005 insieme al mio fraterno amico Emiliano Fimiani, un ragazzo d’oro, da sempre il mio fondamentale punto di riferimento. Poi sono indubbiamente legato anche a Pontecorvo, in cui tutt’ora risiedo, e Sora dove, con l’amico Stefano Soccodato (nella cui palestra collaboro), ho ripreso a coltivare quel sogno infrantosi bruscamente quattro anni fa. Il calore sorano è stato decisivo. Infine anche Cassino, Castelliri e Ceccano, con i maestri Tucciarone, Scala e Tiberia, hanno dato il “la” alla mia rinascita sportiva”.

Un successo sofferto quanto meritato…

“Ero consapevole della delicatezza del confronto, del resto il mio avversario non era l’ultimo arrivato rivelandosi fin dalle prime battute un cliente scomodo. Per arginare la sua efficacia e rapidità ho dovuto ricorrere a tutto il mio bagaglio tecnico snaturando il mio approccio alla sfida: dopo una iniziale fase di studio, equilibrata e combattuta, ho condotto una gara di attacco, fase che ho migliorato notevolmente, e la strategia mi ha infine premiato. Decisiva la settima ripresa nella quale sono stato bravo a restituire a Maccaroni un gancio sinistro, colpo che mi è costato un forte dolore alla mano mancina, fastidio che mi sono portato fino alla fine: per alcuni istanti ho temuto il peggio, ma per fortuna stavolta è andata bene…”

Che cos’è per te il pugilato?

“Prima che uno sport, rappresenta uno stile di vita. E’ una disciplina che forgia, ancora prima che il fisico, lo spirito e la mente, preparandoti a respingere quelle avversità che la vita riserva. Chi pratica questo sport è chiamato a dei sacrifici enormi, gli allenamenti sono estenuanti, il segreto è la costanza, quel non mollare mai che ho eletto a motto della mia condotta di vita. Sono stato tre anni fermo, ma la voglia di rivalsa è prevalsa, senza boxe non so stare, alla fine ho recuperato autostima e voglia di misurarmi di nuovo in una disciplina che per me rappresenta tutto”.

Ora che il sogno si è avverato, Finiello che cosa vuole fare da grande?

” Non pongo limiti alla provvidenza. Covid permettendo, nel prossimo dicembre sarò chiamato a difendere il titolo. Ma non ti nascondo che mi piacerebbe un giorno incrociare i guanti con il grande campione Domenico Valentino con il quale, sono convinto, darei vita a una sfida spettacolare dai notevoli contenuti tecnici”.

Parola di Finiello.

 

Libero Marino