Il 27 gennaio 1945 i soldati dell’armata rossa entrarono ad Auschwitz. Le immagini che apparvero agli occhi dei soldati sovietici che liberarono il campo sono impresse nella nostra memoria collettiva. Nei campi di concentramento e di sterminio creati dalla Germania Nazista furono commessi crimini di incredibile efferratezza.

Perchè la nascita dei campi di concentramento? Dopo l’occupazione della Polonia i piani tedeschi prevedevano la deportazione e lo sterminio di circa l’80% della popolazione polacca per poi “ripopolare” quei territori con coloni di razza germanica. All’inizio si procedeva con fucilazioni di massa dei “Nemici del Popolo Tedesco”: Ebrei, Zingari, oppositori politici, personalità politiche e culturali polacche, omosessuali, minorati fisici e mentali; insomma tutto ciò che era “diverso”. I soldati tedeschi faticavano ad accettare ordini che comportavano la fucilazione di donne, bambini ed anziani e ci furono molti casi di suicidio o diserzione. Per evitare il lavoro “sporco” destinato ai soldati si scelse, successivamente, di aprire appositi campi di sterminio che permettevano maggiore segretezza delle operazioni; efficienza nello sterminio applicato in scala industriale e indipendenza dall’esercito in quanto svolto da corpi speciali.

All’arrivo del primo convoglio nel campo di Auschwitz i prigionieri furono accolti con queste parole:

« Non siete venuti in un sanatorio, ma in un campo di concentramento tedesco. Da qui non c’è altra via d’uscita che il camino del crematorio. Se a qualcuno questo non piace, può andare subito contro il filo spinato. Se in un trasporto ci sono degli ebrei, non hanno diritto a sopravvivere più di due settimane, i preti un mese e gli altri tre mesi »
 
(citato da Danuta Czech, Kalendarium – Gli avvenimenti nel campo di concentramento di Auschwitz 1939-1945)

Col passare degli anni i campi si ampliarono e si “specializzarono” nella loro opera di sterminio. Si procedeva con una selezione immediata all’arrivo dei treni tra chi veniva individuato come “utile allo sforzo bellico” e chi veniva destinato immediatamente alle camere a gas a fare la “doccia” (perchè le camere a gas erano mascherate da docce), per lo più bambini, donne, anziani e malati.

Coloro che superavano questa prima selezione venivano rapati, registrati e tatuati con il numero di matricola che da quel momento li svuotava della propria identità, della pripria storia, dei propri ricordi…

Auschwitz è solo uno dei campi di sterminio nazisti, ce ne furono molti altri: Chełmno, Bełżec Sobibór, Treblinka, Buchenwald, Bergen-Belsen, Dachau,Mauthausen-Gusen, Sachsenhausen,
Mittelbau-Dora, Varsavia, Kraków-Plaszów,Ravensbrück.

Dopo la liberazione dei campi i soldati recuperarono migliaglia di scarpe, occhiali, vestiti; Ogniuno di essi apparteneva ad una persona, questa persona aveva un volto, un sorriso, una lacrima, aveva persone care che amava, aveva sogni mai realizzati, una vita che poteva essere vissuta e che è stata spezzata tragicamente, ma sopratutto questa persona aveva un nome…

Oggi è importante ricordare, soffermarsi a pensare a ciò che l’uomo è stato capace di fare e che nonostante tutto ha continuato a fare negli anni successivi, per questo è stata istituita con legge dello stato (L. n. 211 del 20 luglio 2000) la ricorrenza del “Giorno della Memoria” aderendo alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio come giornata in commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo (nazismo) e del fascismo, dell’Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.

Il testo dell’articolo 1 della legge così definisce le finalità del Giorno della Memoria:

  « La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, “Giorno della Memoria”, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. »

Voglio concludere con questo pensiero:

“Prima vennero per gli ebrei
e io non dissi nulla perché
non ero ebreo.
Poi vennero per i comunisti
e io non dissi nulla perché
non ero comunista.
Poi vennero per i sindacalisti
e io non dissi nulla perché
non ero sindacalista.
Poi vennero a prendere me.
E non era rimasto più nessuno
che potesse dire qualcosa.”

Martin Niemoeller
Pastore evangelico deportato a Dachau

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