Agosto, mese di ferie, vacanze, ma anche periodo di gare, riti e tradizioni. Come il Palio dell’Assunta di Siena, ad esempio, evento antichissimo, uno dei più famosi del nostro Stivale, dove storia, cultura e tradizione si fondono mirabilmente in una manifestazione unica e da brividi. Ma l’Italia degli 8000 Comuni contempla tanti angoli altrettanto importanti, paesi dalla storia secolare, gelosamente custodi delle tradizioni di un tempo.

Passioni che si tramandano di padre in figlio che il tempo, lungi dall’affievolire, ha invece fortificato. Uno di questi luoghi incantati è Arpino, città natale del sommo Cicerone, che sarebbe orgoglioso di quella tre giorni di festa, nota come Gonfalone, di scena ormai dal lontano 1971. Un appuntamento imperdibile per gli arpinati (e non solo), che si dedicano anima e corpo, per un anno intero, a uno degli eventi clou del Lazio.

Una manifestazione straordinaria, che ogni anno richiama nella centrale piazza Municipio e nelle vie e vicoli adiacenti migliaia di spettatori pronti a cibarsi delle gesta delle otto contrade in lizza impegnate nelle sei discipline ispirate alle vecchie tradizioni popolari. Vicoli e palazzi imbandierati fanno da cornice all’evento che ha da poco compiuto mezzo secolo di vita.

Il tutto condito dall’ottima cucina locale (riuscitissime le feste di contrada che precedono i giochi) e dai canti popolari, in un fandango di eventi collaterali tesi a rievocare la magica atmosfera di un tempo. La cinquantaduesima edizione, sotto gli occhi di un divertito e pittoresco Vittorio Sgarbi, sindaco della graziosa cittadina dal maggio scorso, ha ancora una volta lasciato il segno. A vincere l’edizione 2023 è stata una delle contrade storiche della città, il Ponte, la più titolata insieme a Vallone e Arco. Quest’ultima vanta il numero maggiore di vittorie, come recita l’Albo d’oro ufficiale. 

La contrada biancoverde, espressione dell’antico rione centrale, profuma anche un po’ di Aquino, altro paese ricco di tradizione e cultura di questo lembo di Ciociaria, l’antica e nobile Terra di Lavoro. La cittadina di San Tommaso e Giovenale ha  infatti “prestato” per alcuni anni alla contrada più vincente del Gonfalone un atleta spesso decisivo per la vittoria finale.

Parliamo di Libero La Lingua, classe 1958, scomparso nel 2008 a soli 50 anni. Ad Aquino “Mbuccione”, così presto ribattezzato per la sua straordinaria mole fisica, ha lasciato una traccia indelebile. Ma anche molti arpinati, a distanza di tanti anni, ancora conservano di lui un ottimo ricordo. Uomo allegro e gioviale, per certi versi particolare, ha vissuto a ritmi forsennati fino a quando la malattia non gli ha dato scampo. Amante dei motori, della pesca e della buona musica, “Mbuccione” era, come ricordano i suoi amici più cari, l’antitesi del burbero e dell’attaccabrighe. Il classico gigante buono, insomma, che, a dispetto dei suoi quasi due metri, non avrebbe fatto male nemmeno a una mosca con quel sorriso perennemente stampato sul volto.

Una mole incredibile, dicevamo, che gli ha consentito di essere protagonista per almeno un decennio nel gioco per antonomasia del Gonfalone, il tiro alla fune, dove Libero La Lingua consegnava tutto sè stesso alla causa del quartiere Arco che, ricambiatissimo, amava. In gara l’aquinate, insieme ai suoi compagni di squadra, era una forza della natura. Erano i mitici anni Ottanta e ad Arpino si faceva sul serio. Alcune immagini dell’epoca forniscono la giusta misura di quello che succedeva la domenica sera (allora il gioco, di recente spostato al sabato, chiudeva la manifestazione).

Volti tirati, concentrazione massima, tensione alle stelle. Poi, archiviata la grande fatica e mietuto il consueto alloro, tornava sul suo volto il sorriso per l’esultanza finale. Celebre la vittoria del 1984 (ex aequo con il Ponte), una delle edizioni più appassionanti della lunga storia del Gonfalone, quando con lui tirò alla fune un altro aquinate doc come Giuseppe Iadecola.

Trent’anni dopo, intanto, un’altra aquinate ha indossato, curiosamente, proprio i colori dell’Arco. Gilda Mazzaroppi, appena diciassettenne, ha preso parte alla corsa con la cannata – altra disciplina impegnativa – piazzandosi quinta. Un risultato comunque lusinghiero tenuto conto che per la giovanissima aquinate era la prima esperienza.

Gilda ha fatalmente pagato lo scotto del debutto ma, viste le sue indubbie doti già ampiamente dimostrate nel recente passato durante il Palio della Contea di Aquino, siamo sicuri che tornerà presto protagonista con i colori dell’Arco. Quando Arpino chiama, del resto, Aquino non esita a rispondere, e lo fa in grande stile. Mbuccione docet.

Libero Marino